Finalmente dopo mille peripezie, dopo chiamate, smentite, rinvii e misteriose scomparse, la cena con il Dandy ha avuto luogo nel posto e all’ora stabilita.
Fiano ci ha accolto come una madre premurosa e generosa, nel dispensare il suo nettare divino, che alcuni folli osano chiamare: vino.
Un vino che uccide, possiamo ben dirlo.
Il vino di Fiano, non è un semplice vino, anzi mi sento di dire che è tutto fuorché un vino; ma è una vera e propria esperienza di vita.
Il gusto intenso di aceto misto ad acidi gastrici tipici dei conati di vomito, gli infondono un ‘aroma ed una consistenza inafferrabile e nauseabonda.

Come se non bastasse, Laburno si è azzardato anche ad ordinare il famoso “Vino bianco di Fiano”, del quale solo ieri ne abbiamo scoperto l’esistenza.
Il colore del Bianco era a dir poco eccelso. Non bianco normale: neanche per sogno, ma la somiglianza con la prova delle urine di un anziano ottantenne con i reni allo sfascio era a dir poco impressionante.
All’olfatto era indescrivibile, solo il Dandy ha tentato di definirlo con un ironico (ma neanche tanto) : “Puzza di piedi …”.
Mentre il Gallizzia continuava a riempirmi il bicchiere nella vana speranza che io lo bevessi.
La serata poi è degenerata con un vecchio Sax che si è mezzo ubriacato ed ha tentato di distruggere il contro-soffitto, e con un Claudius che a metà cena se ne andato per evidenti problemi alla prostata.
Senza contare il Pacco rifilato nei minuti finali dal Don, che è del tutto imperdonabile.

Ma come potete vedere nella foto, ci sono stati momenti importanti a tavola, dove un BS ispirato si è portato mascherina ed occhiali e non ha esitato a mostrarsi al grande pubblico.
Soprattutto in un momento in cui le luci sono state spente, per l’arrivo di una torta di compleanno ad un tavolo vicino, il BS ha voluto festeggiare e omaggiare il festeggiato a suo modo: nella classica e misericordiosa “Imposizione delle mani”.
Arte tramandata da secoli nei monasteri buddisti, che si narra sia di buon auspicio e di grande fortuna.
Dove qualche miscredente ad un tavolo accanto, non capendo l’importanza e la maestosità del gesto ha commentato: “Oddio … chi è lullì …”.
Momenti di grande arte e profonda cultura, che non sempre vengono accettati e compresi, ma che sicuramente restano impressi nelle menti e nei cuori di tutti i presenti.

Una cena con il Dandy è anche questo: follia e delirio certo non possono mancare, ma l’arte e la poesia espressi sono di un livello e di una profondità senza limite e senza tempo.

Alla prossima signori, che la mia benedizione vi arrivi negli angoli più remoti …

2 pensiero su “La Grande Cena …”
  1. Se provo a rimangiare quanto ieri sera qualcuno mi spari, stamattina ho cacato l'inferno

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